Nuovi tempi e nuovi luoghi di lavoro

La pandemia, il lockdown e lo “smart working” ci hanno portato spesso a riflettere sul ruolo dell’ufficio come luogo di lavoro e di vita. Abbiamo scoperto che anche a casa possono, infatti, essere svolte funzioni a cui prima non pensavamo, tra cui il lavoro.

Una riflessione che in fondo parte da più lontano rispetto all’inizio del lockdown dello scorso anno e che nasce, infatti, nel momento in cui anni fa si è iniziato a parlare di smart office, di aree dedicate alla condivisione (non solo lavorativa) e al relax in azienda o in ufficio, di barriere che avevano sempre delimitato lo spazio del vivere e quello del lavorare che iniziavano a cadere.

Un tema che ne apre un altro, più legato all’organizzazione dei tempi e dei luoghi della città. Intervenendo a un talk on line organizzato da Elle Decor, l’architetto Mario Cucinella ha detto “Io vedo questo tema del lavoro più aperto, più libero, come un miglioramento della nostra qualità della vita. La nostra vita personale migliora, se gli utensili digitali ci aiutano, non augurerei mai di tornare indietro ad uffici densi e ‘pieni’, spazi tristi e poco funzionali. L’ambiente del lavoro ha dei significati molto importanti, che si collegano al mondo che ci circonda. Dovremmo mettere l’attenzione sulla qualità dell’aria, sulla sostenibilità degli spostamenti. Se vogliamo rapportarci al mondo del lavoro, che è una delle attività che facciamo durante la nostra vita, ma non l’unica, dobbiamo impegnarci per avere città migliori. L’efficientamento si sposta non tanto sui metri quadrati, ma sulla modalità in cui le persone riescono ad organizzare il loro tempo”.

Quello che è accaduto in quest’ultimo anno, invece, è una sorta di privatizzazione di un’esperienza di incontro e socializzazione – quale è il lavoro appunto – che ha comportato privazioni, insegnandoci anche in qualche modo cosa fosse davvero l’ufficio e cosa deve tornare ad essere. Tirare, dunque, una linea di separazione tra questo modello senza orari e continua reperibilità, a cui la pandemia ci ha “costretto”, e tornare davvero a ripensare i luoghi di lavoro, anche remoto certo.

Un questionario diffuso da Copernico in collaborazione con Progetto CMR a novembre 2020 dal titolo “Uffici e luoghi di lavoro: tra lavoro da remoto, smart working e Covid-19”, nell’ambito dell’iniziativa WorkCare, progetto che supporta le aziende nel ripensamento dei luoghi e delle modalità di lavoro post Covid19, ha messo in evidenza i nuovi bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici: socialità, flessibilità di orari e ambienti, tecnologia, sicurezza e igiene. Infatti, le caratteristiche principali dell’ufficio ideale sono, secondo loro, che sia tecnologico, attento al benessere, confortevole, funzionale e con spazi ibridi. E poi ancora accogliente, aperto, condiviso e in connessione con l’esterno, flessibile e sicuro.

A pesare di più e a generare il desiderio di tornare in ufficio sembra essere stata la mancanza di relazioni. Dalla ricerca è emersa anche una grande volontà (75% degli e delle intervistate) di postazioni in coworking, vicino casa!

Un discorso che sta coinvolgendo grandi e piccole aziende e grandi e piccole città, dove la tendenza a lavorare da remoto è sempre più ampia e legata a specifiche esigenze di mobilità dei lavoratori e delle lavoratrici. Il numero delle imprese che sta ripensando la gestione dei propri luoghi è altissimo: l’emergenza sanitaria ha lasciato molti spazi “inabitati” e le aziende cercano soluzioni per rimodularli, magari affittandoli. In più se prima la tendenza era riunire tutti i dipendenti sotto lo stesso tetto, adesso è probabile che intorno a una piccola sede di rappresentanza gravitino più strutture “flessibili”, alle quali i dipendenti possono appoggiarsi. Secondo la ricerca le forme di coworking sono destinate ad aumentare con previsioni di crescita esponenziali: oggi rappresentano il 2% degli uffici, ma entro il 2030 potrebbero arrivare al 30%.

L’idea condivisa va, dunque, verso progetti di rigenerazione urbana, fatti di soluzioni flessibili e aperte, che contemperino le esigenze di sviluppo della città con quelle specifiche dei singoli cittadini/lavoratori e cittadine/lavoratrici.

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