Quale elemento d’arredo sembra essere il più scontato in una casa, seppure uno dei più determinanti – come funzione e complemento estetico – se non la sedia?
L’idea di sedia così come la intendiamo oggi è l’esito di un lontano processo iniziato nell’antichità. I primi esempi risalgono ai tempi dell’Antico Egitto.
Inizialmente era un oggetto destinato solo alle alte cariche, pubbliche o religiose; una seduta unica per persone di rango, un manufatto di altissimo pregio, nelle linee, nei decori e nei materiali. Al popolo, alla gente comune era, invece, concessa una panca per più persone.
Con il passare dei secoli, dall’avvento del Rinascimento, la sedia è entrata a far parte anche dell’arredo comune, si è poi evoluta nella forma e nella meccanica, fino ad arrivare a diventare oggetto di studio per la produzione industriale; e solo in tempi più contemporanei è diventato un oggetto iconico e testimone di processi produttivi e percorsi stilistici inediti.
Effettivamente siamo abituati a riconoscere la sedia come oggetto funzionale: per l’uso che ne facciamo direttamente, oppure come riempitivo di angoli solitari; oppure, più comunemente nelle nostre case, con la funzione primaria di complemento del tavolo, al quale è collegata la sua figura.
Dunque, la sedia è stata trasformata da prodotto di ebanisteria ad oggetto di design industriale, indagato in forme e materiali. Prima che architetti e designer ne iniziassero la propria interpretazione, fu Thonet, che semplificando i passaggi produttivi (attraverso la curvatura a vapore del legno e assemblando i pezzi con semplici viti), rivoluzionò il concetto di sedia: da prodotto artigianale ad oggetto comune, per tutti. E la Thonet n.14 fu.
Il via alla sperimentazione coinvolse materiali innovativi e nuove tecnologie produttive: il tubolare metallico di Mies, Breuer e Le Corbusier, il compensato curvato di Alvar Alto e poi Saarinen ed Eames, passando per la vetroresina, fino alle plastiche monoscocca di Panton del 1967.
Oggi potremmo sostenere che le caratteristiche che una sedia dovrebbe soddisfare sarebbero principalmente quelle di risposta a questioni tecniche ed ergonomiche. Esse ne determinano solidità strutturale, durevolezza e corretta postura, accompagnata dal giusto grado di comfort. Ma ultima e assolutamente non trascurabile caratteristica, la bellezza, o meglio il fascino, l’attrattività delle sue linee.
Spesso la scelta della sedia, durante il percorso di arredo di una casa si riserva in appendice, dopo un lungo e duro lavoro che coinvolge il professionista e la committenza. La sedia viene così relegata ad “accompagnare” il tavolo, sacrificandola spesso per finanze oramai esaurite al termine dell’iter di scelta.
Ma quanto siamo disposti a spendere per una sedia? Facendo eccezione per i pezzi iconici di cui conosciamo già per fama il grande valore estetico, culturale ed economico, solitamente rimaniamo basiti davanti al prezzo di una sedia di buona qualità e bellezza. In realtà non dobbiamo spaventarci davanti a tale dato, ricordandoci di quanta importanza abbiamo dato alla scelta dell’arredo fino a quel momento, con lucidità dobbiamo ammettere che non possiamo rovinare tutto il lavoro inserendo nei nostri ambienti delle sedie inappropriate o di ripiego.
Il mio consiglio è quello di lavorare su una scelta che può essere accompagnatoria al tavolo, abbinandola per funzione e aspetto, o interpretarla come un elemento satellite, a cui richiedere una forte carica caratteriale. Quest’ultima interpretazione è spesso utile a semplificare le aspettative anche sul tavolo, bilanciando il fattore economico senza sentire il peso di alcuna rinuncia.
Per stuzzicare il vostro sguardo, vi propongo una personalissima selection di sedie che mi scaldano il cuore: Trono, Sottsass associati / 2005, Segis; Uno, Bartoli Design + Fauciglietti Engineering / 2004, Segis; B 32 “Cesca” di Marcel Breuer 1928, Thonet GmbH; Sundance, Paolo Golinelli 2010, De Padova; Superleggera, Gio Ponti 1957, Cassina.
Di Andrea Iride
Pubblicato su Metamorfosi Quotidiane, www.vitrtuquotidiane.it